IL PROGETTO EDITORIALE PER GRANDI E PER PICCINI


 segnalazione di Design Library


Dai giochi a Jovanotti - Bellissimo, poetico, surreale. In pratica, un quadro da sfogliare. Ma il dubbio viene: un bimbo, lo capisce? «Il mio, 2 anni, ha un suo banchetto da falegname con mini martello, mini sega e mini cacciavite, però preferisce la pinza professionale che uso io» ti spiazza Stefano Cardini, art director del progetto realizzato con Elisa Massoni, Chiara Diana, Federica Pascotto e Margherita Pincioni. Dieci figli in tutto, il pubblico di riferimento lo conoscono bene: «Treenni, cinquenni, settenni» dicono, mai un generico «bambini». E c’è di più, lo stimano. Al punto che gli unici lettori di Spazio ad aver bisogno di istruzioni, sono i genitori: «Per gli adulti abbiamo ideato due pagine didascaliche con brevi biografie dei personaggi che raccontiamo nel primo numero, dal fondatore di Slow Food Carlo Petrini al campione di volo sportivo Angelo D’Arrigo passando per Jovanotti» spiega il direttore della testata, Elisa Massoni. E ride: «Le abbiamo fatte brutte apposta, a un seienne non servono: le salta e va a leggersi il resto». Per esempio, «Una storia grande», in cui un Dalai Lama bambino spiega a te, bambino, che puoi rispondere alla guerra facendo la pace. O «Una storia piccola» dedicata allo sguardo poetico sulla realtà di chi, ancora, fa fatica a trovare le parole. O, ancora, «Cose grandi dette chiare», in cui si affrontano i temi che spesso imbarazzano i grandi , come la diversità.
«Abbiamo creato il giornale che ci sarebbe piaciuto avere in casa: per i bambini, per noi adulti, per figli e genitori insieme» racconta il suo art director, invitando a prenderne due copie «Una da collezionare e una da ritagliare!». Impossibile farlo con l’iPad, sembrano dirti i creatori di questa free press che pur cinguettando su Twitter e usando i tablet in famiglia puntano tutto sulla carta. «Spazio» è il nome che Cardini avrebbe voluto dare a suo figlio e il primo che gli è venuto in mente per il giornale. Ma forse allude anche a qualcos’altro. A un modo nuovo di parlare ai bambini. A uno spazio, fisico e mentale, che Elisa sintetizza così: «Ripartiamo dalla fiducia in loro, dalle competenze innate che hanno: intuito, emozioni, spirito e lettura sinestetica della realtà».

Milano è il posto giusto per una sfida così? Gli ideatori di Spazio sono convinti di sì, e ci provano con 6 numeri monografici l’anno distribuiti in 5 mila copie nei bookshop dei principali musei e in alcuni negozi e spazi per bambini.
Il business plan? «Vogliamo proporre alle aziende la possibilità di provare una comunicazione trasversale e innovativa, adatta a adulti e bambini», dicono dalla redazione.
Niente pagine pubblicitarie tradizionali: solo illustrazioni e testi ad hoc.

















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